giovedì 20 marzo 2008

MOGLI, BUOI E DANZE DEL VENTRE


Ho visto ieri sera uno spettacolo di danza del ventre, carino.

Eppure provo sempre un certo imbarazzo quando vedo donne così tanto palesemente caucasiche fare cose poco caucasiche.


Come pure di fronte ai rastamen dalle lentiggini e gli occhi chiari che rimbalzano al ritmo di Peter Tosh con una pelle così bianca che più bianca non si può.


Sono consapevole del fatto che è un problema personale e non starei a teorizzarci sopra, non sul serio almeno. Ma un post è un post: qui posso fare teoria semiseria.

So anche che non è questione di 'credibilità' eppure mi chiedo se sarei 'credibile' con i miei cromosomi ad esibirmi in una danza popolare bretone.
E quanto? Jeannie la "strega per amore" del maggiore Nelson, bionda e con la frangetta, come odalisca non lo era poi tanto.

Ovvio che se me lo dicessero al contrario mi arrabbierei da morire.
Se mi dicessero cioè che un burkinabé deve fare percussioni tutta la vita perché il violino gli è precluso.
Se mi dicessero che se proprio vuole fare qualcosa di più intellettuale senza spaccarsi le mani su un tamburo al massimo il jazz. Credo che potrei mordere.

Come quando mi chiedono: "Ma tu la sai fare la danza del ventre?" "No, ma se vuoi c’è mio padre nella capanna che saltella con una lancia in mano intorno a un agnello arrosto".

Allora perché mogli e buoi dei paesi tuoi vale solo in un senso?

Provo a rispondere: perché non tollero che l’Occidente si diverta a usurpare la roba degli altri per farsene un ornamento, per di più ridicolo la maggior parte delle volte.
Banale?
A Parigi vivevo in un quartiere pieno di giovani e meno giovani fanciulle francesissime che si divertivano a travestirsi con stoffe wax per andare a far la spesa al mercato africano, ascoltavano solo musica africana, mangiavano africano –rigorosamente con le mani, danzavano africano e possibilmente scopavano africano.
Banali loro.


Ma l’Africa non è un aggettivo che diamo ai nostri passatempi quotidiani.

Questo esotismo da due soldi, spesso esibito in completa buona fede, mi irrita da morire.
Eppure lo confesso mi piace il sushi. E la tomme de Savoie. E non sono francese né giapponese.

Allora- ultimo tentativo di argomentare la mia tesi improbabile secondo cui un nero può giocare a biliardo e ascoltare Schubert, ma un bianco deve stare lontano dal mafè: forse è soltanto che non mi piace l’idea che il terzo mondo faccia –tra le altre mille mansioni degradanti- da intrattenimento al primo.

Poi un’altra cosa. Possibile che un velo nero sulla testa e si grida all’oppressione patriarcale, un velo trasparente davanti agli occhi e… applausi?





1 commento:

sp ha detto...

capisco il tuo punto di vista, e in parte lo condivido. ma lo renderei leggermente piu' articolato: ti va bene se l'occidente, invece di "usare" il terzo mondo come intrattenimento, lo prenda come modello artistico, o spirituale? credo che se una bionda svedese si accosta alla danza del ventre con rispetto, umilta' e comprensione, non stia usando nulla, ne' stia guardando dall'alto in basso a qualcosa di esotico. e anche senza avere un atteggiamento cosi' profondo, che molte persone non hanno in generale verso nulla, manco verso la propria religione (suona piu' snob di come lo intendo, a volte essere troppo profondi non serve a granche'), si puo' apprezzare un mondo diverso senza paternalismo. una mia amica trova la danza del ventre un modo nuovo di esprimere la sensualita', un'attivita' che la fa stare bene, che la rilassa, e la conosco abbastanza bene da saper vedere la "purezza" del suo intento. non si adorna di pendagli vezzosi e tintinnanti, non se ne vanta con gli amici, lo fa perche' le piace e basta.
non a caso, credo che giudicherai meno "razzista" apprezzare cucine straniere, che siano terzomondiste o meno. e credo sia perche' il piacere del cibo e' quasi sempre meno funzionale a vanterie. per quanto sia, se il cous cous ti fa schifo non te lo mangi solo per fare il fico con gli amici (tutt'al piu', puoi *dire* che ti fa impazzire).
non dico che alcuni occidentali non rientrino nei casi che descrivi tu, che del resto conosci per esperienza diretta. pero' e' piu' complicato di cosi'.

del resto, vedi il rovescio della medaglia. molti non-occidentali vedono le arti occidentali come uno status symbol. i giovani taiwanesi di buona famiglia non hanno nessuna speranza di evitare lo studio del violino o del pianoforte, e immagino che questo possa valere per la buona borghesia saudita. ma questi genitori beninentionati non stanno scimmiottando i loro pari occidentali, peraltro di un secolo prima? non e' un uso strumentale questo? il fatto che viene fatto guardando, o sentendosi, dal basso verso l'alto, non lo rende meno triste. in conclusione non credo che valga il detto "mogli e buoi dei paesi tuoi" ne' in questo caso ne' nell'altro. "moglie e buoi e mariti e maiali, di quelli che ti piacciono": non fa rima, ma suona meglio!