mercoledì 23 luglio 2008

EILE MIT WEILE/ 2

Inutile che ci giro intorno perché è un’ovvietà e la dico come è: un posto che non conosci ti dà adrenalina, ovvio.

Te ne dà il doppio se è Berlino ed ha una storia commovente che la leggi per strada.
Te ne dà il triplo se tutto quello che riesci a fare (comprare una carta telefonica internazionale per chiamare in Argentina, per esempio, oppure chiedere se degli stivaletti gialli hanno anche il 39) è un successo strappato ai mille prevedibili intoppi linguistici.
Te ne dà il quadruplo se, ed è il mio caso, frequenti Hegel da un po’ di tempo e pensi che le ultime lezioni le ha tenute proprio qua, a Berlino.

Eile mit Weile, di corsa con calma.
Con calma: perché tanto è inutile insistere, ci vorrà del tempo, anzi un’infinità, prima di parlare come Marlene Dietrich. E per ora me lo sogno di poter fare quattro chiacchiere con la panettiera. Al massimo compro il pane.
Di corsa perché cammino, cammino, studio, leggo ovunque.
Provo a decifrare tutti cartelloni pubblicitari e i manifesti che mi capitano a tiro, le insegne promozionali, le offerte speciali, le prime pagine dei quotidiani, i titoli dei libri degli altri dentro la metro e le mille indicazioni disseminate ovunque che piacciono tanto ai tedeschi.
Fare attenzione al gradino - non fare così- fare così e solo dopo fare colì - se non in questo modo allora provare nell’altro.

Tutto sempre chiaro. Tranne che se non sei abituata a leggere, appunto.
Ieri ero in biblioteca, entrata da poco, ma appena sconfitta al momento dell’iscrizione quando ho dovuto chiedere in inglese due o tre dettagli essenziali sul funzionamento del prestito per i non residenti. Salgo in sala lettura, uno spazio oceanico e silenzioso che però non ha nulla di statico: si sale, si scende, si sta in mezzo, come in una ragnatela stratosferica, basta non far rumore.
Su ogni tavolo della Staatsbibliothek c’è una scritta che dice che la presa per il computer è sotto il tavolo. Punto esclamativo.
Io la cerco tre minuti la presa finché una con la frangetta da dietro mi fa un segno, me la indica. Ringrazio, infilo, accendo e poi mi rendo conto: Steckdose unter der Tischplatte!
A saper leggere.
Ma questo fa parte dell’adrenalina. Capire, non capire, congratularsi da sola per aver trovato il supermercato seguendo correttamente le indicazioni che ti ha dato la famosa panettiera di cui sopra. Perdersi, stupirsi, stupirsi. Addormentarsi con l’incognita che proprio davanti a casa tua, davanti alla tua finestra, c’è un negozio che sembra un parrucchiere e che in vetrina promette una cosa a 2.99 E e che non sai che diavolo è. Finisce in ung e non sta nel vocabolario. Magari chiederò a Johanna, la mia coinquilina, e se non è un indecenza, per quello che costa, sicuro che andrò a farmela fare qualunque cosa sia.

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