lunedì 2 giugno 2008

3 VETRINE E 1 CUORE INFRANTI

Ho cominciato da poco a leggere l’oroscopo e mi piace. Non sono ancora in grado di riconoscere un sagittario se lo incontro per strada, ma so che probabilmente io, leone, e un toro, non andremmo molto lontano.
Per ora mi sono limitata alle definizioni enciclopediche, al mio segno e all’ascendente – oltre ad aver sbirciato tra le combinazioni del sesso astrale- ma mi riprometto di studiare seriamente la questione. Ho tutta l’estate per andare a fondo.
Quella che segue ovviamente è un’ improvvisazione.

Diciamo che sabato 24 maggio Venere era di pessimo umore; niente di grave, ma le giravano le scatole. E che Venere con tutto il suo malumore entrava nel Leone a sua insaputa, sabato verso le cinque.
Lara perciò non sapeva che avrebbe trascorso un pomeriggio di merda.

Nel frattempo Plutone, il più odioso dei pianeti entrava nella testa di dieci, dodici, quindici, mentecatti del Pigneto.
Mentecatti fascisti, perché a me dei tatuaggi del Che non importa e io le aggressioni con le spranghe le chiamo fasciste. Mentecatti razzisti perché se pensi che il degrado è colpa degli immigrati non solo sei razzista ma anche miope.
Plutone del resto non è mai stato un pianeta intelligente. C’è che dice che è nero, mortifero e vendicativo, chi dice che è malavitoso, chi dice che è un terrorista. Io dico che è fascista.

Venere invece è solo un po’ squlibrata. Just like a woman, come tante. Capricciosa e volubile, alcuni non la sopportano, io invece nutro per lei una stima incondizionata. E poi che fatica essere donne in mezzo a quell’orda di pianeti uomini e barbari.
Allora ogni tanto perde la brocca, si innamora, si arrabbia, si concede, si brucia, si pente, si vendica, si commisera, si sente una merda, si sente una fica, si addormenta pensando che domani è un altro giorno. Come Rossella O’Hara.

Quel sabato le avevano dato buca, e lei era rimasta male. Non si dà buca a Venere, pensava, altrimenti che Venere è. E ci pensava ossessivamente, ma così ossessivamente che si era dimenticata dell’appuntamento di Lara.
Lara non c’entrava in tutta questa storia. Lara fantasticava da giorni pensando al suo appuntamento con Carlo, sabato pomeriggio, al solito posto. Lara l’oroscopo non sa nemmeno cosa sia e degli spostamenti dei pianeti nel suo segno non si era mai preoccupata. Mai.

Eppure senza Venere saltano gli appuntamenti dei comuni mortali. I comuni mortali come Lara non sanno che è colpa di Venere, e allora reagiscono come se fosse colpa loro. Carlo la chiama e le dice che non può. Lara ammutolisce, accetta, ok, sarà per un’altra volta, però rimane di merda.
Esce di casa come per andare all’appuntamento, ma non sa dove andare, allora va a spasso e basta e finisce per bere un caffè di troppo, il quarto della giornata in un bar a caso. Paga e esce cercando un tabaccaio. E’ giù, anzi molto giù.

A pochi metri Plutone aveva scatenato un putiferio.
La sfortunata combinazione astrale della giornata di Lara fa sì che dopo la buca, camminando senza senso, finisca per caso nei paraggi del putiferio.
Tre negozi colpiti: un alimentari, un call center che è pure lavanderia, un bar. I dieci, dodici, quindici mentecatti avevano spaccato le vetrine a bastonate e anche qualcos’altro. Nassim si era beccato una botta in testa all’altezza dell’orecchio e aveva la faccia come un pallone. Tra le sei e le sette sono tutti lì a raccogliere i cocci, affaticati, spaventati, umiliati mentre i giornalisti accorrono e li prendono in foto con le scope in mano.
Arrivano i rinforzi, il comitato immigrati, i militanti solidali, i curiosi, la polizia, la televisione.
Tutta colpa di Plutone, fascista e razzista.

Lara inorridisce, dimentica di comprare le sigarette, piange. E quando parla con la gente per strada sono tutti d’accordo: è una vergogna. Però c’è chi dice però, “Però pure loro non se ne può più. Il quartiere fa schifo”.
“Lei ci dormirebbe con i tamburi tutta la notte sotto casa?”. Lei sì perché ha il sonno pesante.
Passino i tamburi, ma la droga, lo spaccio, la pipì?
Le vogliono far credere che è stato un raid contro la pipì e contro la droga. Poi salta fuori la storia del portafoglio rubato da un nordafricano e la complicità dell’indiano bugiardo, padrone di uno negozi colpiti. Però la logica le dice che c’è qualcosa che non va: un nordafricano ruba un portafoglio e i dieci, dodici, quindici mentecatti spaccano i negozi di un indiano e due bengalesi, mentre la gente del quartiere che muore dalla voglia di dire la sua ai giornali ripete l’insulsa cantilena del “noi non abbiamo problemi con gli immigrati, però loro…”
La versione ufficiale (di Alemanno e di tutti) diventa: regolamento di conti per il controllo del territorio, la matrice politica è esclusa e i connotati razzisti pure, alla fine pare ci fosse perfino un senegalese tra i mentecatti. Il capo della banda è soltanto un tipo molto poco raccomandabile.

Eppure qualcosa non convince Lara e devo ammettere che non convince neanche me.
Io non sono l’ispettore Derrick. Perciò se un sabato pomeriggio di sole Mario e dieci amici decidono di spaccare la faccia e le vetrine di Yusuf & co per una storia di portafogli rubati o per una storia di controllo del territorio, io penso che in ogni caso un episodio del genere sia un episodio schifosamente razzista. Che ovviamente conviene far passare per una roba di malavita organizzata, così è solo un fatto, un fatto qualsiasi, peccato per le vetrine e tutti a casa come prima.

E No. Il razzismo sta proprio nel ricorrere alla giustificazione deleteria che se aggrediscono degli immigrati deve esserci un buon motivo: la droga, il portafoglio, la pipì, il territorio.
C’è sempre una spiegazione plausibile, benché condannabile, dietro una roba del genere: i rom rubano (e gli si dà fuoco), i nordafricani spacciano dove non dovrebbero (allora si impugnano le spranghe), i rumeni sono pericolosi (e scatta la caccia), i gay sono gay (ed è bene aggredirne qualcuno ogni tanto), i compagni della Sapienza provocano (e sono botte da orbi).

Il razzismo sta nel fatto che se c’è un problema il gioco delle parti prevede vittime italiane e carnefici immigrati. Carnefici che ad onor del vero non solo spacciano, ma lavorano: in nero, in bianco, come possono, ovunque. Ce ne sono tanti e i tanti diventano troppi appena succede qualcosa.
Qualcuno ha detto a Lara che non serve a niente difendere ontologicamente gli immigrati perché non sono tutti buoni. Ma Lara non difende gli immigrati perché sono ontologicamente buoni; li difende perché sono ontologicamente immigrati e quindi esposti, con frequenza sempre maggiore, a attacchi indifendibili come questi.

Giornataccia. L’oroscopo del giorno, che lei non aveva letto, le diceva di stare attenta.
Plutone è razzista da fare schifo, Venere sta fuori, e Giove e gli altri, al solito, fanno la siesta tutto il giorno.

Nessun commento: